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PRODUCTIONS

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A Very Italian Palazzo 

Un film di Irene Dionisio prodotto da Dafna, Farnesina con Maxxi Del Debbio Archives e curato da Achille Bonito Oliva

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Un parallelismo tra l'architettura del palazzo della Farnesina (il Ministero degli Affari Esteri, ex Casa Littoria) e i confini della bandiera italiana.

Sulla metafisica dello spazio e del pensiero. Un universo di linee. Una sintesi indiscutibile. Evidente. Monumentale. Granitico. Sembra una marcia. È racchiuso dai confini della mente. E se in quello spazio si comprendesse ogni voce, ogni volto, ogni vita? Come suonerebbe? Dallo stendardo si sente una pienezza silenziosa. Dai mondi del pensiero e dell'azione. Simbolo di una certa superficie e limite colorato.

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Il cortometraggio è stato proiettato durante per la mostra "La Grande Visione Italiana" nelle ambasciate di Singapore, Seoul, Shanghai, Tokyo, New Delhi.

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IDOL

Un film di Irene Dionisio prodotto da Villa Arson, Wild Strawberries Lab e Fondazione FUORI!

 

Il corpo è un campo di battaglia aperto. Oppresso, in continua evoluzione, smaterializzato. Uno sguardo anonimo lo spia. L'assenza di un "controcorpo" lo rende un "idolo". Ad ogni nuovo ordine o slogan il corpo si trasforma in qualcosa di differente. Dall'invisibilità alla rivolta, dal godimento al dolore, dalla sovraesposizione fino alla sua completa digitalizzazione in “ologramma”. A partire dalla ricerca della prossemica dei corpi nei documenti dell'archivio Fuori il racconto di una metamorfosi ancora in corso.

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Il cortometraggio è stato proiettato durante a Villa Arson durante il The Future Behind Us”, per la curatela di Marco Scotini e al Cinema Ambrosio per il Contemporanea Film Festival.

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GEOLOGIA DI UN PADRE

Mostra di Irene Dionisio prodotta da Galleria Moitre in collaborazione con Wild Strawberries

Ispirata dal libro Geologia di un padre del romanziere e poeta Valerio Magrelli, la mostra di Irene Dionisio affronta un tema comune a tutti gli esseri umani: il complesso rapporto con il padre, inteso come padre genetico ma anche, per traslato, come padre simbolico.
Il padre è il primo punto di riferimento, il precedente e il paragone in base al quale ogni figlia struttura il proprio essere donna e anche la propria sfera amorosa futura. Succede tuttavia che a un certo punto della propria esistenza, colui che è stato così totalizzante, inizia a perdere pezzi, si frantuma fino a emergere per ciò che è veramente: non un supereroe infallibile, ma un essere umano come tutti gli altri. È qui che avviene simbolicamente l’uccisione del Padre perfetto e dalle sue macerie emerge un padre imperfetto nel suo rapporto con la figlia da ricostruire attraverso un nuovo e più sano equilibrio tra le parti.
Questo è quanto è accaduto all’artista che, attraverso la tecnica dello psicodramma, è riuscita a confrontarsi con suo padre, a interrogarlo, a comprendere il suo ruolo, le sue implicazioni nella propria vita e il loro sviluppo.
Le opere che ne derivano sono visualizzazioni dell’inconscio che aumentano tappa dopo tappa: immagini, oggetti, sonorità, ricordi, abbozzi frammentati così come frammentata è l’immagine del padre che viene messa ora in discussione.
La mostra è un’indagine nel ricordo, nell’inconscio dell’artista che tuttavia diventa ricordo e inconscio in cui tutti possiamo riconoscerci.

 

La mostra è stata ospitata da Galleria Moitre dal 3 novembre 2022 fino al 19 febbraio 2023, per poi essere ripropoposta per il Glocal Film Festival presso l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino dal 18 fino al 26 Marzo 2023, con la curatela di Ilaria Bernardi

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claustrophilia - "camera Chiara"

Un film di Irene Dionisio prodotto dal Teatro Stabile di Torino e Wild Strawberries Lab. Hanno collaborato: Stefania Bona per la fotografia, Monica Capuani per la traduzione dall'opera originale "Molly Sweeney", Michele Di Mauro, Orietta Notari, Nicola Pannelli, con le scenografie di Jacopo Valsania e il reparto sonoro curato da Claudio Tortorici

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Nell'ambito di Summer Plays, la stagione ospitata al Teatro Carignano e organizzata da Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale e TPE - Teatro Piemonte Europa, sono stati pubblicati i video frutto del progetto CLAUSTROPHILIA, ideato dal Direttore Artistico del TST, Valerio Binasco: una trilogia sperimentale che coinvolge i registi - Irene Dionisio, Elena Gigliotti con Dario Aita e Michele Di Mauro - realizzando produzioni fruibili sia in scena che su piattaforme online, sperimentando forme 'di sopravvivenza' di espressione scenica. Il Il progetto consisteva in prove teatrali, riprese e montaggio video in rapida successione.​

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«Nella rielaborazione del testo Molly Sweeney di Brian Friel e in un approccio visivo inedito, la regia parte dalla dimensione insolita in cui galleggia Molly, tra consapevolezza e perdizione. La sua camera oscura personale è paradossalmente accecante. La sua memoria vive in una dimensione sconosciuta, la stessa in cui si è mosso il gruppo di lavoro del progetto Claustrofilia, ideato da Valerio Binasco, sperimentando così nuove modalità di visione e rappresentazione del medium teatrale e/o (?) cinematografico”.

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A.B.O TRANSITANDO

Un film di Irene Dionisio, prodotto dal Museo d'Arte Contemporanea di Rivoli con Gucci, Rai Teche, Rai Cultura. Vi hanno collaborato anche Nicolò Roberto Roccatello per la fotografia e Achille Bonito Oliva.

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A partire dai suoi studi e dalla sua attività nel campo della poesia visiva, Bonito Oliva ha stabilito un rapporto tra alcuni degli artisti più importanti della seconda metà del '900, con i quali ha contribuito alla definizione di nuovi radicali percorsi di ricerca. Come quelli degli anni Settanta, legati alla Transavanguardia italiana, che verrà poi internazionalmente definita “Nuovo Espressionismo” negli anni Ottanta.

Bonito Oliva è noto per aver lanciato i movimenti artistici neoespressionisti presentando le loro opere. alla sezione "Aperto '80" della Biennale di Venezia nel 1980. Successivamente, ha anche diretto l'edizione complessiva del 1993 della famosa Biennale di Venezia.

In questo lavoro è lo stesso Achille Bonito Oliva, intervistato nella sua casa romana, a condurre in un viaggio scandito da documenti d’archivio, video, fotografie che ripercorre le tappe di una vita che l’ha visto poeta, storico dell’arte, critico e curatore, restituendone un ritratto intenso e malinconico.

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Il documentario ha fatto parte della mostra A.B.O. “Theatron. L’arte o la vita” presso il Castello di Rivoli, ma è ancora possibile visualizzarlo al seguente link.

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Congresso degli artisti liberi di alba - 1956 - 2019 - comunicazione filmica su debord (21-22 Sept. 2019)

A cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Caterina Molteni

 

“Il nostro Congresso è come un’enorme e sconosciuta reazione chimica.”

Pinot Gallizio, 1956

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Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e la Fondazione CRC organizzano il 21 e 22 settembre Per un rinnovamento immaginista del mondo. Il Congresso di Alba: 1956-2019, una rievocazione poetica del primo Congresso mondiale degli artisti liberi che si svolse dal 2 all’8 settembre del 1956 ad Alba (città natale di Pinot Gallizio ed Elena Verrone), anticipando di un anno la fondazione dell’Internazionale Situazionista, a Cosio di Arroscia, paese natale dell’artista Piero Simondo.

capace di operare e sviluppare la propria ricerca trasversalmente in diversi campi del sapere”.

 

Il Congresso del 1956 sarà anche rievocato attraverso una serie di ‘comunicazioni’ affidate ad artisti e curatori che reinterpreteranno il lascito poetico e artistico dei partecipanti di allora. Gli interventi avranno luogo nelle diverse sedi previste per il convegno sotto forma di brevi letture, proiezioni di materiali d’archivio (come ad esempio il Cinema Lettrista) e azioni poetiche.

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Tra gli artisti e gli studiosi coinvolti si segnalano Luca Avanzini, Bernard Blistène, Ludovica Carbotta, Alex Cecchetti, Cooking Sections, Irene Dionisio, Liam Gillick, Renato Leotta, Michael Rakowitz, Gianluigi Ricuperati, Amelia Simondo, Hans Ulrich Obrist e Alice Visentin.

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Una video-installazione di Irene Dionisio, prodotta dal Castello di Rivoli e Wild Strawberries.  Con la partecipazione amichevole di Roberto De Francesco. 

 

The Piedmont Pavilion è un progetto promosso e organizzato da Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, realizzato con il contributo di Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo e Combo, con il sostegno di BIG Broker Insurance Group e Fondazione CRC e la collaborazione per i prestiti di Associazione Centro Studi di Letteratura, Storia, Arte e Cultura Beppe Fenoglio o.n.l.u.s., Lavazza, Museo Nazionale dell’Automobile, Museo Nazionale del Cinema, Thales Alenia Space (JV Thales/Leonardo), Museo Carlo Mollino.

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Produzione esecutiva: Emanuele Policante - Direzione fotografia: Stefania Bona - Suono: Sonia Bergamasco - Montaggio: Beatrice Surano - Grafica e animazione:  Matteo Marini - Costumi: Stefania Giordano - Trucco: Erika Truffelli - Aiuto Operatore: Walter Magri - Color Correction: Riccardo Covino - Con la partecipazione di: Erika La Ragione, Elio Sacchi, Giovanni Dionisio.

Un grazie speciale al Museo dell'Automobile, Film Commission Piemonte

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Proibitissimo!

Un progetto di Irene Dionisio a cura di Viola Invernizzi. Realizzato in collaborazione con Associazione Museo Nazionale del Cinema, Associazione Wild Strawberries, Dugong Film, Film Commission Torino Piemonte, e con il contributo e l’affiancamento di Hangar Creatività e Centre d’Art Contemporain di Ginevra.

 

In ogni parte del mondo, sin dalle prime apparizioni, il cinema ha suscitato timori a causa del potere di suggestione che mostrava di possedere più di altri mezzi di comunicazione. Sesso, ideologie politiche, concezioni sociali sono i cardini dell'azione censoria, al di là della catalogazione dei film adatti ad un pubblico minorenne.

Il rimosso - come lo definisce la scuola freudiana - è molto legato alla censura cinematografica. Come quest’ultima tenta di difendere - come una sorta di apparato immunitario -  l'ideale dell'io in cui ci si rispecchia, proprio come lo Stato/nazione tenta di preservare una sua presunta identità/immagine  “politically correct” attraverso la censura.

 

Il laboratorio e la restituzione

 

Nel Gennaio 2014 per quattro settimane, grazie ad una borsa di Movin’ Up del GAI, Giovani Artisti Italiani, Irene Dionisio ha potuto condurre una ricerca visiva e teorica legata alla censura nel cinema tunisino (al link un articolo scritto con il critico cinematografico Riccardo Centola che riassume la ricerca) durante la quale ho raccolto immagini, interviste e testimonianze dei più noti registi tunisini e di ciò che hanno dovuto subire dalla censura di stato, commerciale e distributiva.

 

Il progetto “Proibitissimo!” ha lo scopo di ampliare e completare questa prima ricerca sul fronte tunisino al fronte italiano. Intende farlo sia attraverso un percorso di confronto e condivisione - nell’ambito della censura, del rimosso cinematografico e del lavoro nell’audiovisivo partecipato - sia attraverso una pratica di analisi cinematografica reiterabile come quella degli archivi legati alla censura, ma lasciando spazio per una finalizzazione più aperta e creativa. Il progetto infatti si chiuderà con allestimento espositivo e una pubblicazione come restituzione del processo di lavoro intero.

 

“Solo nel sogno e attraverso l’intuizione artistica”, scrive Freud, è possibile che il rimosso riemerga e si esprima riequilibrando le esigenze del Super-Io.

 

Vincitore della borsa "Hangar Creatività" con la giuria di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, da Carolyn Chrystov-Bakargiev, Beatrice Merz, Steve Della Casa e Paolo Manera.

 

Comitato scientifico composto da Enrico Bossan, Anna Cremonini e Tommaso Sacchi.

 

La call

 

Attraverso una call aperta nell’aprile del 2017 è stato creato un gruppo operativo che ha lavorato sotto la direzione di Irene Dionisio, con la curatela di Viola Invernizzi e la collaborazione di Vittorio Sclaverani: Riccardo Calisti, Giulia Capirone, Caterina Cretier, Helena Falabino, Ginevra Lanaro, Dunja Lavecchia, Emanuele Marini, Giovanni Mauriello, Omar Bovenzi, Ambra Micheletto, Alberto Rinaldi, Giorgio Santise, Beatrice Surano, Morena Terranova.

La ricerca condotta dal gruppo di lavoro ha portato all’analisi di oltre settanta film censurati e alla selezione delle scene da inserire nel film, secondo quattro tematiche principali oggetto di censura: violenza, religione, politica, sessualità.

 

Il progetto

 

Proibitissimo! è stato ospitato dal 24 marzo al 15 aprile 2018 al PAV Parco Arte Vivente di Torino.

 

In Italia risale al 1913 la prima legge che introduce l’intervento censorio sulle proiezioni, allo scopo di eliminare le parti considerate non adatte al pubblico, dando vita a un sistema preventivo di censura che assoggetta al rilascio del nulla osta la proiezione pubblica dei film e la loro esportazione all'estero.

Oltre alla censura totale, dagli anni trenta fino agli anni novanta, in Italia è stata in voga un'altra forma di censura, quella dei tagli mirati, che prevedeva l’eliminazione delle parti di pellicola che non si voleva venissero mostrate, permettendo tuttavia di mandare in visione il film mutilato.

Di questi spezzoni “proibitissimi” si conserva memoria negli archivi cinematografici italiani, dai quali il gruppo di lavoro, ha recuperato una serie di scene censurate nel corso della storia del cinema italiano in ordine cronologico dal ‘51 al ‘98.

 

Per giungere alla selezione finale sono stati analizzati oltre settanta film che sono stati oggetto di censura e che hanno come fil rouge tematiche di violenza, religione, politica e sessualità.

Il film è composto da sedici scene censurate, rimesse in scena attraverso un lavoro di stilizzazione di costumi e scenografie. Da una scena all’altra, ricreata in un edificio abbandonato di Torino dal nome “Poveri Vecchi”, si passa attraverso un falso piano sequenza accompagnato anche dal passaggio di almeno un attore presente nella scena precedente a quella successiva. Focus dell’esposizione è la videoinstallazione Proibitissimo! legata al film Il mio unico crimine è vedere chiaro nella notte di Irene Dionisio che verrà presentato al Centre d'Art Contemporain di Ginevra nel contesto della Biennale delle immagini in movimento di Ginevra come unico progetto artistico italiano.

 

Insieme alla videoinstallazione la mostra sottolinea ed enfatizza il processo che ha portato alla sua realizzazione, rendendo lo spettatore coinvolto e consapevole della natura in progress dell’intero progetto. L’introduzione alla visione non si intende infatti come un momento didascalico, ma come un accompagnamento il più possibile immersivo che susciti interesse e aspettativa nei confronti del film, di fatto approdo finale del percorso espositivo.  

In esposizione sono stati presenti anche diversi materiali: foto, estratti dei copioni, elementi della scenografia, documenti d’archivio, parti del diario di lavorazione e dello storyboard, foto di scena. Ad arricchire il percorso della mostra, alcuni preziosi documenti sul tema della censura gentilmente concessi dalle collezioni del Museo Nazionale del Cinema.

 

I visitatori hanno potuto inoltre visionare il making of del film e la processualità che ha portato alle operazioni di re-enacting e foundfootage che hanno costituito il momento principale di interazione con lo spettatore, al quale è stata richiesta una restituzione che abbia come oggetto l’esperienza soggettiva sulla censura.

È stato in questo modo raccolto materiale che sarà un punto di partenza per nuovi percorsi di ricerca.

 

PAV/AEF

 

All’interno delle iniziative previste per l’approfondimento della mostra PROIBITISSIMO! le Attività Educative e Formative del PAV hanno proposto il Workshop_54/Proibitissimo, dal profondo, condotto da Irene Dionisio e Viola Invernizzi, per un massimo di 15 partecipanti.

Attraverso la tecnica teatrale dello psicodramma, l’intento del workshop è stato condurre alcuni dei partecipanti - con l’ascolto del resto del gruppo - attraverso il re-enacting (come per il film stesso in mostra) di ciò che involontariamente è stato censurato nella propria vita emotiva e serbato nell’inconscio. Il processo si è concentrato su quattro macro-temi della censura (violenza, politica, religione e sessualità), al centro del percorso di mostra.

A partire da questa pratica psico-teatrale Dionisio e Invernizzi hanno ri-analizzato  insieme ai partecipanti la serie di scene censurate emerse dalla ricerca e il percorso che hanno condotto alla versione di sceneggiatura rimessa in scena nel film Il mio unico crimine è vedere chiaro nella notte.

Le tappe del processo e le tematiche di rilievo sono state poi narrate attraverso una visita guidata della mostra stessa con la curatrice e l’artista.

 

Workshop_54/Proibitissimo, dal profondo, venerdì 6 aprile Per partecipare all’attività è necessaria la prenotazione, sino a esaurimento posti: 011 3182235 - lab@parcoartevivente.it

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Siamo presenti anche su Facebook con la nostra pagina Proibitissimo.

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